sabato 11 giugno 2016
sabato 7 maggio 2016
Fiera della Sfogliatella
Si volgerà da venerdì 13 a domenica 15 maggio 2016 a Napoli la Fiera della Sfogliatella. La città all'ombra del Vesuvio celebra con una tre giorni di festa uno dei cibi più caratteristici della tradizione culinaria del territorio. L'appuntamento è in piazza Garibaldi dalle ore 10:00 alle 22:00: i migliori pasticceri partenopei esporranno e faranno assaggiare nei propri stand la versione originale del famoso dolce e le sue numerose varianti. Dopo il successo del festival dello street food, Napoli si prepara ad accogliere un altro grande evento tutto da mangiare e a cui sarà impossibile mancare.
La sfogliatella è uno dei dolci più amati dai napoletani e più conosciuti dai turisti. Sia frolla che riccia, nessuno può resistere alla bontà di questo dessert la cui origine è antichissima. Sarebbe nata nel 18° secolo quasi per caso nel convento di Santa Rosa da Lima a Conca dei Marini, in costiera amalfitana. La sua tradizione è stata poi perfezionata nell'Ottocento da Pasquale Pintauro, che ne inventò anche la versione riccia e che ancora oggi è uno dei maestri pasticceri custodi della ricetta originale della sfogliatella.
"So’ doje sore: ‘a riccia e a frolla.
Miez’a strada, fann’a folla.
Chella riccia è chiù sciarmante,
veste d’oro, ed è croccante,
caura, doce e profumata.
L’ata, 'a frolla, è na pupata.
E’ chiù tonna, e chiù modesta,
ma si’ a guarde, è già na festa.
Quann’e ncontre ncopp’o corso
t’e vulesse magnà a muorze.
E sti ssore accussì belle sai chi so’?
So’ ‘e sfugliatelle."
domenica 24 aprile 2016
Il 24 e lunedì 25 aprile 2016, Gratis nei luoghi più belli di Napoli
Nelle mattinate di domenica 24 e lunedì 25 aprile ci sarà a Napoli l’apertura di luoghi bellissimi da vistare gratuitamente. Infatti nel lungo weekend della “liberazione” sarà possibile visitare gratuitamente Castel Nuovo, conosciuto da tutti come Maschio Angioino, il bellissimo castello cittadino di Piazza Municipio.
Domenica 24 saranno aperte e visitabili 16 chiese monumentali di Napoli, non quando si svolgono le funzioni religiose. Capolavori dell’arte napoletana.
Invece Il 25 aprile sarà aperta la sola Chiesa di San Giovanni a Carbonara.
Il bellissimo castello cittadino di Piazza Municipio, domenica 24 e lunedì 25 aprile 2016, dalle ore 9,00 alle 14,00, con ultimo ingresso ore 13,30, sarà aperto in via straordinaria e gratuita.
Di Castel Nuovo, conosciuto da tutti come Maschio Angioino, sarà visitabile il Cortile, la Sala dei Baroni, Sala dell’Armeria (percorso archeologico) e la Sala della Loggia con affaccio sugli arsenali, di Castel Nuovo.
Non si potrà però visitate il Museo Civico che è chiuso e che è stato da poco rinnovato con nuove collezioni. Il Museo Civico è aperto infatti dal lunedì al sabato, dalle ore 8,30 alle 19,00, ingresso: 6,00 euro..
Maschio Angioino
Il bellissimo castello cittadino di Piazza Municipio, domenica 24 e lunedì 25 aprile 2016, dalle ore 9,00 alle 14,00, con ultimo ingresso ore 13,30, sarà aperto in via straordinaria e gratuita.
Di Castel Nuovo, conosciuto da tutti come Maschio Angioino, sarà visitabile il Cortile, la Sala dei Baroni, Sala dell’Armeria (percorso archeologico) e la Sala della Loggia con affaccio sugli arsenali, di Castel Nuovo.
Non si potrà però visitate il Museo Civico che è chiuso e che è stato da poco rinnovato con nuove collezioni. Il Museo Civico è aperto infatti dal lunedì al sabato, dalle ore 8,30 alle 19,00, ingresso: 6,00 euro..
martedì 19 aprile 2016
I "Fantasmi" di Napoli.
Storie di fantasia, credenze popolari, legende, liberi di pensare e di crederci o no. Storie tratte dal web e dal racconto di chi dice di aver avuto questo tipo di esperienza.
Il fantasma della Basilica dell’Incoronata del Buoncosiglio
In questo periodo, durante la primavera, il fantasma di una giovane donna con il suo lungo abito da sposa, appare seduta sui gradini di questa basilica di Napoli.Gli stessi gradini che avrebbe dovuto percorrere nel giorno del suo matrimonio, ma per lei quel giorno non venne mai, si ammalò di tisi e la malattia se la portò via.
Forse per invidia, o magari solo per tristezza, il fantasma della ragazza si mostra solo alle donne nubili.
Il palazzo dell’impiccato
In un condominio nei pressi del Corso Garibaldi, gli inquilini sono spesso terrorizzati da un’inquietante apparizione, il fantasma di un impiccato. La sua testa appare in cima alle scale, di sera, mentre uno degli inquilini sta salendo. Oppure la si vede penzolare da una delle finestre.L'edificio in questione si trova lungo corso Garibaldi, nei pressi di Porta Nolana. Si racconta sia sfitto da anni e questo a causa delle apparizioni, senza soluzione di continuità, di uno spettro. Il fantasma di un uomo impiccato del quale apparirebbe soltanto la testa.
Secondo la leggenda, lo spirito apparirebbe in cima alle scale condominiali, di sera, terrorizzando gli inquilini che stanno salendo. L'apparizione, secondo il racconto, sarebbe il fantasma di un soldato spagnolo. L'edificio era una caserma al tempo della loro dominazione (1503-1707): si narra l'uomo fosse vittima di una delle numerose rivolte popolari succedutesi in quegli anni.
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Si pensa che sia il fantasma di una povera donna del Seicento. Brutalmente violentata da mercenari saraceni, secoli fa.
Voci e suoni che non hanno lasciato quella sala: ancora oggi il Palazzo reale di Napoli è attraversato da luci danzanti e dai sussurri eccitati di quelle persone.
Palazzo fuga è un antico palazzo della città di Napoli. Ospitava poveri, derelitti e senza tetto, in cerca di un rifugio e, talvolta, di un pasto caldo. Molte di queste persone ci hanno pesto la vita, corrose dalla fame, dagli stenti o dalle malattie.
Sono in molti ad aver visto e sentito delle presenze, in questo luogo.
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Il fantasma di piazza Bovio
Una donna che corre, impaurita. Uno spettro che fugge disperato per le strade che confluiscono verso piazza Bovio a Napoli. Corre a testa bassa, con i capelli che le coprono il volto. Nessuno è mai riuscito e vederlo in faccia, nelle sere in cui appare la sua figura disperata.Si pensa che sia il fantasma di una povera donna del Seicento. Brutalmente violentata da mercenari saraceni, secoli fa.
I fantasmi del Palazzo reale
Luci danzati. Risate sommesse e vociare confuso. Suono di strumenti musicali. Maria Carolina di Borbone, la posta di Ferdinando II di Napoli, era solita dare sontuosi banchetti nelle sale del Palazzo reale di Napoli. Sale che riecheggiavano delle voci dei presenti.Voci e suoni che non hanno lasciato quella sala: ancora oggi il Palazzo reale di Napoli è attraversato da luci danzanti e dai sussurri eccitati di quelle persone.
I fantasmi di Palazzo fuga
Bagliori alle finestre, presenze che si aggirano nelle sue stanze, ombre dietro che finestre che si mostrano quasi timidamente, per poi sparire repentinamente, lamenti flebili che si perdono della notte ma non si sa da dove arrivino.Palazzo fuga è un antico palazzo della città di Napoli. Ospitava poveri, derelitti e senza tetto, in cerca di un rifugio e, talvolta, di un pasto caldo. Molte di queste persone ci hanno pesto la vita, corrose dalla fame, dagli stenti o dalle malattie.
Sono in molti ad aver visto e sentito delle presenze, in questo luogo.
Il soldato di via Nuova marina
Il fantasma di un soldato americano, trucidato durante la seconda guerra mondiale. Il suo fantasma si mostra talvolta, intento a osservare il mare. Con ancora addosso la sua divisa e il suo berretto militare.Il fantasma di Piazza San Domenico: la storia di Maria d'Avalos.
fantasma di piazza San Domenico Maggiore, una donna condannata al dolore eterno che la leggenda vuole, si aggiri nella zona, tra l'obelisco ed il portale di Palazzo Sansevero, vagando nelle notti di luna piena alla ricerca del suo amore perduto.La leggenda del fantasma è radicata in un'altra vicenda, ovvero l'uccisione di Maria d'Avalos e del suo amante, il duca d'Andria Fabrizio Carafa, da parte del marito della donna, il principe Carlo Gesualdo da Venosa. Un delitto passionale datato 18 ottobre 1590, ovvero quando Carafa, insospettito dalle dicerie su sua moglie, ritornò senza preavviso a Palazzo Sansevero ed in anticipo da una battuta di caccia.
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Il ponte della Sanità
Capita durante le notte piovose, urla, lamenti, pianti dirotti, singhiozzi sommessi, udibili da chi passa vicino al ponte della Sanità, nella zona di Capodimonte.I lamenti e i pianti di tutte le persone che si sono suicidate, lanciandosi da quel ponte.
Il fantasma di Agrippina
Uno spettro pallido ed evanescente. Appare nei pressi della tomba dove è stata sepolta, a Bacoli. Nelle notti di luna piena, la donna pettina i suoi lunghi capelli, usando le onde del mare come specchio. È possibile solo osservarla da lontano. Scompare appena qualcuno si avvicina. E lascia dietro di sé solo una scia di delicato profumo.I fantasmi di San Giovanni a Teduccio
Una donna vestita interamente di nero. Alle 20:30 precise, ogni notte, appare per strada. Butta a terra uno zoccolo, con violenza e quello zoccolo fa un rumore assordante. Prima di scomparire insieme alla donna. Un destriero nero e mastodontico, cavalcato da una giovane e snella cavallerizza di cui però non si riesce a scorgere il volto, vagano talvolta di sera per le strade più buie e tortuose, visibile solo per un fuggevole attimo.Un fantasma totalmente bianco, pallido come la nebbia. Fa un solo gesto, annuisce con la testa e poi si dissolve, proprio come la nebbia di cui sembra fatto.
sabato 2 aprile 2016
Le Mura e le porte di Napoli.
Le mura greche e le sue porte:
Le mura si snodano lungo via Foria, piazza Cavour, rampe Maria Longo, larghetto Sant'Aniello a Caponapoli, piazzetta Sant'Andrea delle Dame, via Costantinopoli, piazza Bellini, piazza San Domenico Maggiore, entrambi i lati di via Mezzocannone, Università, rampe di San Marcellino, via Arte della Lana e Archivio di Stato, piazza Nicola Amore, lato settentrionale di Corso Umberto, piazza Calenda, via Pietro Colletta, Castel Capuano, vico Santa Sofia, via Foria.
Le porte greche erano Porta Carbonara o Santa Sofia. Porta Puteolana che sorgeva presso la chiesa della Croce di Lucca.
Porta Campana accanto al Castel Capuano, poi detta porta Capuana e ricostruita nel posto dove tuttora sorge.
Porta San Gennaro, è la più antica porta della città di Napoli, menzionata già in documenti risalenti all'anno 928, quando era dilagata la paura dei Saraceni che avevano già distrutto la città di Taranto. A meridione al centro di via Mezzocannone sorgeva porta Ventosa o Licinia, di cui il primo nome deriverebbe dal fatto che era esposta ai venti di scirocco.
La Porta del Carmine (detta anticamente Portanova poi detta anche porta del Mercato) era un'antica porta della città di Napoli, edificata nel 1484 e demolita nel 1862 (altre fonti parlano del 1864).
Porta Medina era un'antica porta della città di Napoli, Nel 1597 fu praticata abusivamente (analogamente a quanto avvenne per Port'Alba) un'apertura (in napoletano pertuso) nella murazione durante il vice-regno del conte di Olivares Enrique de Guzmán in modo tale da agevolare il passaggio di coloro che provenivano dalla zona collinare, i quali per entrare in città dovevano giungere fino alla porta dello Spirito Santo.
La Porta Nolana a Napoli è un'antica porta situata in piazza Nolana ed è inglobata tra due torri di piperno dette Torre della Fede (o Cara Fè) a sud e Torre della Speranza a nord.
Port'Alba prende il nome da Don Antonio Álvarez de Toledo, duca d'Alba e discendente di Don Pedro de Toledo, viceré spagnolo che la fece erigere nel 1625. La porta fu aperta nelle antiche mura angioina, in sostituzione di un torrione e per agevolare il passaggio della popolazione che aveva praticato per comodità di passaggio da una zona all'altra della città, un'apertura posticcia nel muro.
Ci sono state tantissime altre porte minori lungo Le mura Ducali, Mura Bizantine, Normanne, Angioine, Aragonesi e le mura Vicereali, di cui si sono trovate tracce lungo la perimetria della città vecchia, ma ancora oggi queste elencate sono i simboli di una città con tanta storia alle spalle.
Le mura napoletane, com'è riportato in molte fonti storiche, furono famose per la loro potenza anche in epoche precedenti (per esempio in epoca romana le mura di Napoli non cedettero in alcun modo al console Filone). Dunque il loro ottimo assetto geografico e tecnico, acquisito in epoca greca (e ulteriormente accentuato in epoca romana), fece sì che le mura, in epoca bizantina, avessero bisogno di pochissime modifiche.
Le Mura Romane:
La muratura a secco di tufo costruita dai Greci, venne modificata in epoca romana; caratterizzata da una maggior resistenza, era costituita da piperno, a cortina con parametro esterno in pietra lavica e a cortina interna in tufo. Le mura acquisirono, inoltre, andamenti pressoché irregolari, in alcuni tratti raggiungevano diversi metri di altezza, ciò anche a causa dei dislivelli del terreno. Il loro perimetro attraversava l'attuale via Foria a Nord, via Pietro Colletta a Est, Corso Umberto I a Sud e via San Sebastiano e via Costantinopoli a Ovest.Le mura Bizantine:
Nel VI secolo d. C., mentre imperversava la lotta tra i greco-bizantini e i goti, solo due città erano difese da ottime mura, Napoli e Cuma. Napoli, assediata nel 536 da Belisario, cedette solo con l'inganno; mentre nel 542 venne violata da Totila per fame. Tuttavia né nel primo né nel secondo caso le mura furono militarmente espugnate.Le mura napoletane, com'è riportato in molte fonti storiche, furono famose per la loro potenza anche in epoche precedenti (per esempio in epoca romana le mura di Napoli non cedettero in alcun modo al console Filone). Dunque il loro ottimo assetto geografico e tecnico, acquisito in epoca greca (e ulteriormente accentuato in epoca romana), fece sì che le mura, in epoca bizantina, avessero bisogno di pochissime modifiche.
Le mura normanne:
Le mura normanne subiscono una manutenzione notevole, soprattutto per quanto riguarda la parte tecnica; il tutto fu a carico della corona. Il rafforzamento delle mura risulterà molto utile durante le minacce dell'Imperatore Enrico IV, che, alleato coi baroni della Terra del lavoro, cercò di espugnare Napoli; la città non cedette proprio grazie al recente consolidamento del sistema difensivo.La Napoli normanna, che durò circa un cinquantennio, ha lasciato poche testimonianze di sé, soprattutto per quanto riguarda i resti delle mura.
lunedì 28 marzo 2016
Casina Vanvitelliana.
Salito al trono Ferdinando IV gli interventi furono completati da Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, che nel 1782 realizzò il Casino Reale di Caccia sul lago, a breve distanza dalla riva.
Questo edificio, noto come Casina Vanvitelliana, fu adibito alla residenza degli ospiti illustri, come Francesco II d'Asburgo-Lorena, che qui soggiornò nel maggio 1819. All'interno dell'edificio furono accolti pure Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini e, più recentemente, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Questo edificio, noto come Casina Vanvitelliana, fu adibito alla residenza degli ospiti illustri, come Francesco II d'Asburgo-Lorena, che qui soggiornò nel maggio 1819. All'interno dell'edificio furono accolti pure Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini e, più recentemente, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Dal punto di vista architettonico, la Casina si inserisce tra le più raffinate produzioni settecentesche, con alcuni rimandi alla conformazione della Palazzina di caccia di Stupinigi, progettata alcuni anni prima da Filippo Juvarra facendo ricorso a volumi plastici e ampie vetrate. L'edificio voluto dai Borbone presenta infatti una pianta assai articolata, composta da tre corpi ottagonali che si intersecano l'uno alla sommità dell'altro, restringendosi in una sorta di pagoda, con grandi finestre disposte su due livelli; un lungo pontile in legno collega inoltre la Casina alla sponda del lago.
La Casina nel cinema
La Casina Vanvitelliana compare nel film Ferdinando e Carolina, di Lina Wertmüller, nonché in Luca il contrabbandiere di Lucio Fulci, mentre è diffusa nel luogo (Pozzuoli, Bacoli, Monte di Pròcida) la convinzione che essa sia stata la casa della Fata dai capelli turchini nel celebre sceneggiato Le avventure di Pinocchio; in realtà il lungometraggio di Comencini fu girato sul Lago di Martignano e Saline di Tarquinia (VT). È stata anche una delle location de L'imbroglio nel lenzuolo(2009) con Maria Grazia Cucinotta.
La Casina Vanvitelliana compare nel film Ferdinando e Carolina, di Lina Wertmüller, nonché in Luca il contrabbandiere di Lucio Fulci, mentre è diffusa nel luogo (Pozzuoli, Bacoli, Monte di Pròcida) la convinzione che essa sia stata la casa della Fata dai capelli turchini nel celebre sceneggiato Le avventure di Pinocchio; in realtà il lungometraggio di Comencini fu girato sul Lago di Martignano e Saline di Tarquinia (VT). È stata anche una delle location de L'imbroglio nel lenzuolo(2009) con Maria Grazia Cucinotta.
sabato 26 marzo 2016
Il Casatiello
(Il mio casatiello)
La diffusione del Casatiello, (nella foto sopra, quello che fa papà) così come della pastiera, altro piatto napoletano tipicamente pasquale, risale almeno al '600. Lo testimonia la seguente citazione tratta dalla favola La gatta Cenerentola di Giambattista Basile (1566–1632) che descrive i festeggiamenti dati dal re per trovare la fanciulla che aveva perso lo scarpino:
« E,venuto lo juorno destenato, oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle? Dove li sottestate e le porpette? Dove li maccarune e graviuole? Tanto che nce poteva magnare n’asserceto formato. »
È preparato a partire da una pasta da pane, conciata con formaggio, strutto, ciccioli e altri salumi e ri-lievitata, quindi cotta, preferibilmente in forno a legna.
Mentre il tortano si consuma tutto l'anno, il casatiello è specifico del periodo di Pasqua (esso simboleggia la corona di spine del Crocifisso). A Pasqua molte panetterie vendono pasta da pane lievitata naturalmente che poi i consumatori avranno cura di conciare come da tradizione e cuocere nei forni di casa.
Esistono anche diverse versioni dolci. Una versione dolce del casatiello è preparata con uova, zucchero, strutto e glassa, e decorata in superficie con confetti colorati (in lingua napoletana diavulilli) tale variante è diffusa a Caserta ed è l'unica conosciuta nell'area vesuviana costiera. Altre versioni dolci sono diffuse a Monte di Procida e nel nolano.
Nel casatiello le uova vengono posizionate intere, crude e con il guscio, e vengono cotte insieme al rustico. Le uova sono parzialmente sporgenti e ben visibili sul casatiello, spesso ricoperte da una sottile croce di impasto:
« Nella sua prima semplicità popolare [il casatiello] non è altro che un pane di forma circolare, come un grosso ciambellone in cui si conficcano delle uova, anche uno solo, secondo la dimensione del pane e queste uova con tutto il guscio, sono fermate al loro posto da due strisce di pasta in croce. La pasta è la solita pasta del pane, ma intriso con lardo e strutto. Cotto al forno, le uova diventano sode.»
Ingredienti per un casatiello grande:
Per la pasta:
- 1kg farina
- lievito di birra 2 cubetti
- 100 gr. strutto (sugna)
- poco sale, molto pepe
Per il ripieno:
- 400 gr. di pecorino (oppure formaggi misti: provolone piccante, grana, emmenthal, fontina, ecc.)
- 400 gr. di salame tipo napoli
- sale, pepe.
Per la guarnizione:
- 5 uova
Preparazione:
La ricetta del casatiello, è uguale a quella del tortano, solo che le uova invece di essere sode e messe all'interno a pezzettini, vengono messe sopra crude e fermate da striscioline di pasta messe a croce sull'uovo.
-Stemperate il lievito in acqua tiepida (che non sia troppo calda).
-Disponete la farina a fontana, ponetevi al centro lo strutto, il sale, il pepe, il lievito sciolto nell'acqua, e aiutandovi con altra acqua tiepida, mescolate tutto fino a ottenere una pasta morbida che lavorerete con forza per una diecina di minuti battendola sul tavolo.
-Fatela poi crescere in una terrina coperta, in luogo tiepido, per un paio d'ore o fin quando la pasta avrà raddoppiato di volume.
-Tagliate tutti i formaggi e il salame a dadini.
-Quando la pasta sarà cresciuta, staccatene una pagnottella e tenetela da parte.
-Battete tutto l'impasto rimanente con le mani e stendetela allo spessore di un centimetro.
-Disponete su tutta la superficie, uniformemente, il ripieno, e arrotolate con delicatezza la pasta, il più strettamente possibile.
-Ungete di strutto un ruoto (uno stampo largo col buco centrale);
-disponetevi il rotolo di pasta a ciambella, unendone bene le estremità e rimettetelo a crescere in luogo tiepido coprendolo con un panno.
-Quando il casatiello avrà lievitato (accorreranno almeno due ore), disponete le 5 uova su di esso a intervalli regolari, e fermatele con delle striscioline incrociate fatte con la pasta che avete tenuto da parte.
-Infine infornatelo a forno già riscaldato a 160° per i primi 10 minuti poi a 170°-180° per un'ora di cottura complessiva.
-Sformatelo quando sarà tiepido.
BUONA PASQUA!
Il casatiello, è ottimo sia caldo che freddo, e anche riscaldato.
Osservazioni: alle volte, quando nella pasta ci sono grassi e ripieno, la lievitatura tarda a verificarsi; sarebbe quindi opportuno, per non avere sorprese, fare la pasta il giorno precedente a quello in cui verrà consumato.
venerdì 25 marzo 2016
Cimitero delle 366 fosse.
Il cimitero di Santa Maria del Popolo (ma comunemente noto come cimitero delle 366 Fosse o cimitero dei Tredici) è un antico cimitero di Napoli, oggi dismesso.
Il cimitero fu commissionato nel 1762 da Ferdinando IV di Borbone. Sorge ai piedi della collina di Poggioreale, un tempo chiamata monte di Leutrecco o, popolarmente, Lo Trecco (che sarà ancora più deformato in "Trivice", la cui scorretta italianizzazione è "Tredici"). L'origine del termine "Leutrecco" proviene a sua volta dalla deformazione del nome di Odetto de Foix (visconte di Lautrec).
Un terrazzamento naturale collocato a mezza costa sulla collina di Poggioreale affacciantesi sulla paludosa e in-urbanizzata periferia orientale della città partenopea: è questo il sito scelto da Ferdinando Fuga per impiantare, nel 1762, il Cimitero delle 366 fosse. Primo complesso funebre edificato per accogliere le salme della classe meno abbiente della capitale del Regno delle Due Sicilie. "Macchina architettonica" di matrice razionalista concepita per ospitare la morte, complementare quindi al vicino e mastodontico Albergo dei Poveri ideato, nel 1751 dall'architetto fiorentino su richiesta di Carlo di Borbone, per accogliere la vita del popolo indigente.
Per comprendere le motivazioni che spinsero alla creazione del Cimitero delle 366 Fosse, è opportuno inquadrare il periodo Storico, a quel tempo il regno di Napoli dovette fare i conti con una forte carestia perdurata da Anni, che provocò la penuria di Alimenti oltre che alla loro scarsa qualità, ciò mise in ginocchio il precario sistema Sanitario Borbonico. Il numero di Salme aumentava di giorno in giorno e le Cave di Tufo come il famoso Cimitero delle Fontanelle non riuscivano più a contenere i numerosi Corpi. Ovviamente anche gli Ospedali risultavano eccessivamente affollati, oltre che avere un elevato numero di Salme da “smaltire”, come nel caso dell’ Ospedale Real Santa Casa degli Incurabili, il quale pensò di costruire un Cimitero a proprio uso, visto che il grosso numero di salme non poteva più essere contenuto nella Fossa Comune disposta al di sotto dell’edificio stesso, la cosiddetta PISCINA. Il progetto fu subito approvato da Ferdinando IV di Borbone, il quale collaborò economicamente alla realizzazione con 4500 ducati, per la progettazione di tale Opera, fu incaricato l’Architetto Ferdinando Fuga. Il 31 dicembre del 1736 venne finalmente aperto il Cimitero di Santa Maria del Popolo, detto anche “Cimitero delle 366 Fosse”, il miglior paradigma di quelle che potremmo definire Macchine Funebri, un’opera rivoluzionaria d’ingegneria, a metà tra struttura Sanitaria e centro di Smaltimento, un opera di razionalizzazione della Sepoltura unica nel suo genere.venerdì 18 marzo 2016
La Zeppola di San Giuseppe.
Le zeppole di San Giuseppe sono molto popolari nella zona vesuviana e un tempo erano preparate direttamente nelle strade. Malgrado il nome, non traggono le proprie origini nel comune di San Giuseppe Vesuviano: ci sono varie ipotesi sull'invenzione di questo dolce, riferita sia alle suore di San Gregorio Armeno sia a quelle della Croce di Lucca, sia a quelle dello Splendore, sempre comunque a Napoli.
Nell'antica Roma il 17 marzo si celebravano le Liberalia”, feste in onore delle divinità del vino e del grano. Per omaggiare Bacco e Sileno, precettore e compagno di gozzoviglie del dio, il vino scorreva a fiumi: per ingraziarsi le divinità del grano si friggevano frittelle di frumento.
A San Giuseppe, che si festeggia solo due giorni dopo (19 marzo), la fanno da protagoniste le discendenti di quelle storiche frittelle: le zeppole di S.Giuseppe.
Nella sua versione attuale, la zeppola di S.Giuseppe nasce come dolce conventuale: secondo alcuni nel convento di S.Gregorio Armeno, secondo altri in quello di Santa Patrizia. Ma c’è anche chi ne attribuisce “l’invenzione” alle monache della Croce di Lucca, o a quelle dello Splendore.
La prima zeppola di San Giuseppe che sia stata messa su carta risale comunque al 1837, ad opera del celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino.
Il 19 marzo si è sempre festeggiato inoltre la fine dell’inverno (la primavera è ormai nell'aria): durante i cosiddetti “riti di purificazione agraria” vengono accesi in molti paesi del meridione dei grandi falò, e preparate grosse quantità di frittelle.
Un tempo a S.Giuseppe, patrono dei falegnami,si festeggiava la loro festa e venivano messi in vendita tutti i tipi di giocattoli di legno. Tutti i bambini ne riceveva in dono dai genitori qualcuno.
Oggi invece, dal 1968, da quando cioè il giorno di S.Giuseppe è stato decretato festa del Papà, il 19 marzo sono i figli a fare regali ai padri.
Vengono preparate generalmente nel periodo di San Giuseppe (19 marzo) tanto da essere un dolce tipico della festa del papà. Gli ingredienti principali sono la farina, lo zucchero, leuova, il burro e l'olio d'oliva, la crema pasticcera, una spolverata di zucchero a velo e le amarene sciroppate per la decorazione. Nella tradizione napoletana esistono due varianti di zeppole di San Giuseppe: fritte e al forno. In entrambi i casi le zeppole hanno forma circolare con un foro centrale dal diametro di 2 cm circa e sono guarnite ricoprendole di crema pasticciera con sopra delle amarene sciroppate. Alcune pasticcerie provvedono anche alla farcitura interna della zeppola con tale crema, discostandosi dalla tradizione. Ultimamente si trovano zeppole ripiene di crema gianduia e panna. Infine questo dolce viene sottoposto a una spolverata di zucchero a velo.
giovedì 10 marzo 2016
Ritorna Edenlandia.
È stato quello l'ostacolo più grande da superare, dopo un rimpallo di responsabilità tra Comune di Napoli e l'ente Soprintendenza. Circa l’80% della struttura abusiva è stata quindi abbattuta e si è proceduto al restauro delle storiche giostre, tra cui quella di Dumbo, che conta oltre di 50 anni e tra quelle che i vecchi frequentatori di Edenlandia riconosceranno come le giostre della loro infanzia. Altri giochi invece, sono stati introdotti ex novo e rappresentano la vera novità di questa riapertura.
“Vogliamo il meglio per Napoli e per i napoletani” commenta Barbato, “e proprio per questo abbiamo affidato la progettazione di tutta l’area e delle nuove attrazioni ai migliori progettisti del mondo come Valerio Mazzoli. Tutti gli spazi interni saranno trasformati in punti di attrazione e svago allo stesso tempo. Si potranno ammirare giochi di acqua e di luce, nelle grandi fontane che saranno installate nella piazza centrale di cui resteranno solo gli archi storici in muratura e durante il giorno si potrà assistere a show sempre diversi, pensati per soddisfare il pubblico di tutte le età”.
Ecco come sarà.
sabato 27 febbraio 2016
Il caffè sospeso
« Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. |
(Luciano De Crescenzo, Il caffè sospeso) Il caffè sospeso è un’usanza nata a Napoli durante la seconda guerra mondiale. Per solidarietà in un momento critico della storia italiana, chi poteva pagava alla cassa il proprio caffè e ne aggiungeva un altro da lasciare in sospeso, destinato a chiunque lo chiedesse. Visto che dal 2008 viviamo ancora una volta un momento di profonda crisi, l’idea è stata ripresa, e si è diffusa più o meno in tutte le città italiane, anche grazie alla Rete del caffe sospeso, nata nel 2010 per volere di fondatori quali il celebre Caffè Gabrinus di Napoli. In questo momento mi trovo nella più amena provincia bergamasca, con un reddito procapite tra i più alti del Paese, ma anche qui, in molti bar, si può regalare un caffè o un’intera colazione a chi ne ha bisogno (o, comunque, a chi la chiede). Negli ultimi anni anni hanno aderito anche tre bar all’estero, uno in Spagna, uno in Svezia e uno in Brasile. Esiste anche una giornata dedicata al caffe sospeso, il 10 dicembre, e l’idea ha valicato anche i confini dei bar: si fa in una pizzeria napoletana, e addirittura nei negozi di una catena di librerie, laFeltrinelli, che offre così ristoro gratis anche alla mente di chi è in difficoltà. |
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Omaggio a Massimo Troisi. (19/02/1953 - 04/06/1994)
I eri ricorreva la scomparsa premature del grande Massimo Troisi, (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Roma, 4 giugno 1994). Principal...
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Le mura di Napoli furono un circuito difensivo fondamentale per Napoli e per i suoi abitanti, le mura, oggi visibili in pochi resti, abb...
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Il dialetto napoletano diventa patrimonio dell’UNESCO: è la seconda lingua d’Italia Dialetto diffuso in tutto il sud Italia, ma parlato an...
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C’è una lunga discussione che va avanti dalla fine dell’Ottocento tra le statue del Palazzo Reale di Napoli. Carlo V d’Asburgo, indican...