lunedì 28 marzo 2016

Casina Vanvitelliana.


A partire dal 1752 l'area del Fusaro, all'epoca scarsamente abitata, divenne la riserva di caccia e pesca dei Borbone, che affidarono a Luigi Vanvitelli le prime opere per la trasformazione del luogo.
Salito al trono Ferdinando IV gli interventi furono completati da Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, che nel 1782 realizzò il Casino Reale di Caccia sul lago, a breve distanza dalla riva.
Questo edificio, noto come Casina Vanvitelliana, fu adibito alla residenza degli ospiti illustri, come Francesco II d'Asburgo-Lorena, che qui soggiornò nel maggio 1819. All'interno dell'edificio furono accolti pure Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini e, più recentemente, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Dal punto di vista architettonico, la Casina si inserisce tra le più raffinate produzioni settecentesche, con alcuni rimandi alla conformazione della Palazzina di caccia di Stupinigi, progettata alcuni anni prima da Filippo Juvarra facendo ricorso a volumi plastici e ampie vetrate. L'edificio voluto dai Borbone presenta infatti una pianta assai articolata, composta da tre corpi ottagonali che si intersecano l'uno alla sommità dell'altro, restringendosi in una sorta di pagoda, con grandi finestre disposte su due livelli; un lungo pontile in legno collega inoltre la Casina alla sponda del lago.

La Casina nel cinema
La Casina Vanvitelliana compare nel film Ferdinando e Carolina, di Lina Wertmüller, nonché in Luca il contrabbandiere di Lucio Fulci, mentre è diffusa nel luogo (Pozzuoli, Bacoli, Monte di Pròcida) la convinzione che essa sia stata la casa della Fata dai capelli turchini nel celebre sceneggiato Le avventure di Pinocchio; in realtà il lungometraggio di Comencini fu girato sul Lago di Martignano e Saline di Tarquinia (VT). È stata anche una delle location de L'imbroglio nel lenzuolo(2009) con Maria Grazia Cucinotta.

sabato 26 marzo 2016

Il Casatiello

(Il mio casatiello)

La diffusione del Casatiello, (nella foto sopra, quello che fa papà) così come della pastiera, altro piatto napoletano tipicamente pasquale, risale almeno al '600. Lo testimonia la seguente citazione tratta dalla favola La gatta Cenerentola di Giambattista Basile (1566–1632) che descrive i festeggiamenti dati dal re per trovare la fanciulla che aveva perso lo scarpino:
« E,venuto lo juorno destenato, oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle? Dove li sottestate e le porpette? Dove li maccarune e graviuole? Tanto che nce poteva magnare n’asserceto formato. »
È preparato a partire da una pasta da pane, conciata con formaggio, strutto, ciccioli e altri salumi e ri-lievitata, quindi cotta, preferibilmente in forno a legna.
Mentre il tortano si consuma tutto l'anno, il casatiello è specifico del periodo di Pasqua (esso simboleggia la corona di spine del Crocifisso). A Pasqua molte panetterie vendono pasta da pane lievitata naturalmente che poi i consumatori avranno cura di conciare come da tradizione e cuocere nei forni di casa.

Esistono anche diverse versioni dolci. Una versione dolce del casatiello è preparata con uova, zucchero, strutto e glassa, e decorata in superficie con confetti colorati (in lingua napoletana diavulilli) tale variante è diffusa a Caserta ed è l'unica conosciuta nell'area vesuviana costiera. Altre versioni dolci sono diffuse a Monte di Procida e nel nolano.

Nel casatiello le uova vengono posizionate intere, crude e con il guscio, e vengono cotte insieme al rustico. Le uova sono parzialmente sporgenti e ben visibili sul casatiello, spesso ricoperte da una sottile croce di impasto:
« Nella sua prima semplicità popolare [il casatiello] non è altro che un pane di forma circolare, come un grosso ciambellone in cui si conficcano delle uova, anche uno solo, secondo la dimensione del pane e queste uova con tutto il guscio, sono fermate al loro posto da due strisce di pasta in croce. La pasta è la solita pasta del pane, ma intriso con lardo e strutto. Cotto al forno, le uova diventano sode.»

Ingredienti per un casatiello grande:
Per la pasta:
  • 1kg farina
  • lievito di birra 2 cubetti
  • 100 gr. strutto (sugna)
  • poco sale, molto pepe
Per il ripieno:
  • 400 gr. di pecorino (oppure formaggi misti: provolone piccante, grana, emmenthal, fontina, ecc.)
  • 400 gr. di salame tipo napoli
  • sale, pepe.
Per la guarnizione:
  • uova
Preparazione:
 ricetta-casatielloLa ricetta del casatiello, è uguale a quella del tortano, solo che le uova invece di essere sode e messe all'interno a pezzettini, vengono messe sopra crude e fermate da striscioline di pasta messe a croce sull'uovo.
-Stemperate il lievito in acqua tiepida (che non sia troppo calda).
-Disponete la farina a fontana, ponetevi al centro lo strutto, il sale, il pepe, il lievito sciolto nell'acqua, e  aiutandovi con altra acqua tiepida, mescolate tutto fino a ottenere una pasta morbida che lavorerete con forza per una diecina di minuti battendola sul tavolo.
-Fatela poi crescere in una terrina coperta, in luogo tiepido, per un paio d'ore o fin quando la pasta avrà raddoppiato di volume.
-Tagliate tutti i formaggi e il salame a dadini.
-Quando la pasta sarà cresciuta, staccatene una pagnottella e tenetela da parte.
-Battete tutto l'impasto rimanente con le mani e stendetela allo spessore di un centimetro.
-Disponete su tutta la superficie, uniformemente, il ripieno, e arrotolate con delicatezza la pasta, il più strettamente possibile.
-Ungete di strutto un ruoto (uno stampo largo col buco centrale);
-disponetevi il rotolo di pasta a ciambella, unendone bene le estremità e rimettetelo a crescere in luogo tiepido coprendolo con un panno.
-Quando il casatiello avrà lievitato (accorreranno almeno due ore), disponete le 5 uova su di esso a intervalli regolari, e fermatele con delle striscioline incrociate fatte con la pasta che avete tenuto da parte.
-Infine infornatelo a forno già riscaldato a 160° per i primi 10 minuti poi a 170°-180° per un'ora di cottura complessiva.
-Sformatelo quando sarà tiepido.
BUONA PASQUA!
Il casatiello, è ottimo sia caldo che freddo, e anche riscaldato.
Osservazioni: alle volte, quando nella pasta ci sono grassi e ripieno, la lievitatura tarda a verificarsi; sarebbe quindi opportuno, per non avere sorprese, fare la pasta il giorno precedente a quello in cui verrà consumato.

venerdì 25 marzo 2016

Cimitero delle 366 fosse.



Il cimitero di Santa Maria del Popolo (ma comunemente noto come cimitero delle 366 Fosse o cimitero dei Tredici) è un antico cimitero di Napoli, oggi dismesso.
Il cimitero fu commissionato nel 1762 da Ferdinando IV di Borbone. Sorge ai piedi della collina di Poggioreale, un tempo chiamata monte di Leutrecco o, popolarmente, Lo Trecco (che sarà ancora più deformato in "Trivice", la cui scorretta italianizzazione è "Tredici"). L'origine del termine "Leutrecco" proviene a sua volta dalla deformazione del nome di Odetto de Foix (visconte di Lautrec).

Un terrazzamento naturale collocato a mezza costa sulla collina di Poggioreale affacciantesi sulla paludosa e in-urbanizzata periferia orientale della città partenopea: è questo il sito scelto da Ferdinando Fuga per impiantare, nel 1762, il Cimitero delle 366 fosse. Primo complesso funebre edificato per accogliere le salme della classe meno abbiente della capitale del Regno delle Due Sicilie. "Macchina architettonica" di matrice razionalista concepita per ospitare la morte, complementare quindi al vicino e mastodontico Albergo dei Poveri ideato, nel 1751 dall'architetto fiorentino su richiesta di Carlo di Borbone, per accogliere la vita del popolo indigente.
Per comprendere le motivazioni che spinsero alla creazione del Cimitero delle 366 Fosse, è opportuno inquadrare il periodo Storico, a quel tempo il regno di Napoli dovette fare i conti con una forte carestia perdurata da Anni, che provocò la penuria di Alimenti oltre che alla loro scarsa qualità, ciò mise in ginocchio il precario sistema Sanitario Borbonico. Il numero di Salme aumentava di giorno in giorno e le Cave di Tufo come il famoso Cimitero delle Fontanelle non riuscivano più a contenere i numerosi Corpi. Ovviamente anche gli Ospedali risultavano eccessivamente affollati, oltre che avere un elevato numero di Salme da “smaltire”, come nel caso dell’ Ospedale Real Santa Casa degli Incurabili, il quale pensò di costruire un Cimitero a proprio uso, visto che il grosso numero di salme non poteva più essere contenuto nella Fossa Comune disposta al di sotto dell’edificio stesso, la cosiddetta PISCINA. Il progetto fu subito approvato da Ferdinando IV di Borbone, il quale collaborò economicamente alla realizzazione con 4500 ducati, per la progettazione di tale Opera, fu incaricato l’Architetto Ferdinando Fuga. Il 31 dicembre del 1736 venne finalmente aperto il Cimitero di Santa Maria del Popolo, detto anche “Cimitero delle 366 Fosse”, il miglior paradigma di quelle che potremmo definire Macchine Funebri, un’opera rivoluzionaria d’ingegneria, a metà tra struttura Sanitaria e centro di Smaltimento, un opera di razionalizzazione della Sepoltura unica nel suo genere.


Una preghiera per i defunti che riposano in questo luogo.



"L'eterno riposo, dona loro, o Signore, e splenda ad essi la Luce perpetua.
Riposino in pace.Amen."


venerdì 18 marzo 2016

La Zeppola di San Giuseppe.


Con il nome di zeppola (chiamata 'a zeppola o zéppele) si indica un dolce tipico della tradizione pasticcera italiana che è preparato con modalità leggermente diverse nelle varie regioni. Nelle regioni dell'Italia centro-meridionale è un dolce tipico della festa di San Giuseppe ed è perciò detta zeppola di San Giuseppe, in altre zone è invece un dolce carnevalesco.

Le zeppole di San Giuseppe sono molto popolari nella zona vesuviana e un tempo erano preparate direttamente nelle strade. Malgrado il nome, non traggono le proprie origini nel comune di San Giuseppe Vesuviano: ci sono varie ipotesi sull'invenzione di questo dolce, riferita sia alle suore di San Gregorio Armeno sia a quelle della Croce di Lucca, sia a quelle dello Splendore, sempre comunque a Napoli.


Nell'antica Roma il 17 marzo si celebravano le Liberalia”, feste in onore delle divinità del vino e del grano. Per omaggiare Bacco e Sileno, precettore e compagno di gozzoviglie del dio, il vino scorreva a fiumi: per ingraziarsi le divinità del grano si friggevano frittelle di frumento.
A San Giuseppe, che si festeggia solo due giorni dopo (19 marzo), la fanno da protagoniste le discendenti di quelle storiche frittelle: le zeppole di S.Giuseppe.
Nella sua versione attuale, la zeppola di S.Giuseppe nasce come dolce conventuale: secondo alcuni nel convento di S.Gregorio Armeno, secondo altri in quello di Santa Patrizia. Ma c’è anche chi ne attribuisce “l’invenzione” alle monache della Croce di Lucca, o a quelle dello Splendore.
La prima zeppola di San Giuseppe che sia stata messa su carta risale comunque al 1837, ad opera del celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino.
Il 19 marzo si è sempre festeggiato inoltre la fine dell’inverno (la primavera è ormai nell'aria): durante i cosiddetti “riti di purificazione agraria” vengono accesi in molti paesi del meridione dei grandi falò, e preparate grosse quantità di frittelle.
Un tempo a S.Giuseppe, patrono dei falegnami,si festeggiava la loro festa e venivano messi in vendita tutti i tipi di giocattoli di legno. Tutti i bambini ne riceveva in dono dai genitori qualcuno.
Oggi invece, dal 1968, da quando cioè il giorno di S.Giuseppe è stato decretato festa del Papà, il 19 marzo sono i figli a fare regali ai padri.


La prima ricetta scritta risale al 1837, nel trattato di cucina napoletana di Ippolito Cavalcanti.

Vengono preparate generalmente nel periodo di San Giuseppe (19 marzo) tanto da essere un dolce tipico della festa del papà. Gli ingredienti principali sono la farina, lo zucchero, leuova, il burro e l'olio d'oliva, la crema pasticcera, una spolverata di zucchero a velo e le amarene sciroppate per la decorazione. Nella tradizione napoletana esistono due varianti di zeppole di San Giuseppe: fritte e al forno. In entrambi i casi le zeppole hanno forma circolare con un foro centrale dal diametro di 2 cm circa e sono guarnite ricoprendole di crema pasticciera con sopra delle amarene sciroppate. Alcune pasticcerie provvedono anche alla farcitura interna della zeppola con tale crema, discostandosi dalla tradizione. Ultimamente si trovano zeppole ripiene di crema gianduia e panna. Infine questo dolce viene sottoposto a una spolverata di zucchero a velo.

giovedì 10 marzo 2016

Ritorna Edenlandia.


Come annunciato mesi fa, si avvicina il tempo della riapertura per Edenlandia. Il parco dei divertimenti di Napoli riaprirà i battenti il prossimo 20 aprile, al termine dei lavori di ristrutturazione. La prossima inaugurazione del parco che ha fatto sognare generazioni di napoletani, giunge a conclusione di una vicenda tortuosa, durata ben due anni, da quando la New Ednlandia, newco costituitasi grazie alla cordata di imprenditori guidati da Mario Schiano, ha rilevato il complesso di Fuorigrotta, salvando le sorti di circa 50 dipendenti, anche se più volte il loro futuro è stato messo in pericolo dai frequenti stop ai lavori e dai problemi burocratici nati con la Soprintendenza per l'abbattimento dei fabbricati abusivi nell'area.


È stato quello l'ostacolo più grande da superare, dopo un rimpallo di responsabilità tra Comune di Napoli e l'ente Soprintendenza. Circa l’80% della struttura abusiva è stata quindi abbattuta e si è proceduto al restauro delle storiche giostre, tra cui quella di Dumbo, che conta oltre di 50 anni e tra quelle che i vecchi frequentatori di Edenlandia riconosceranno come le giostre della loro infanzia. Altri giochi invece, sono stati introdotti ex novo e rappresentano la vera novità di questa riapertura.

“Vogliamo il meglio per Napoli e per i napoletani” commenta Barbato, “e proprio per questo abbiamo affidato la progettazione di tutta l’area e delle nuove attrazioni ai migliori progettisti del mondo come Valerio Mazzoli. Tutti gli spazi interni saranno trasformati in punti di attrazione e svago allo stesso tempo. Si potranno ammirare giochi di acqua e di luce, nelle grandi fontane che saranno installate nella piazza centrale di cui resteranno solo gli archi storici in muratura e durante il giorno si potrà assistere a show sempre diversi, pensati per soddisfare il pubblico di tutte le età”.

Ecco come sarà.


Omaggio a Massimo Troisi. (19/02/1953 - 04/06/1994)

I eri ricorreva la scomparsa premature del grande Massimo Troisi, (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Roma, 4 giugno 1994). Principal...