venerdì 5 giugno 2020

Omaggio a Massimo Troisi. (19/02/1953 - 04/06/1994)

Ieri ricorreva la scomparsa premature del grande Massimo Troisi, (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Roma, 4 giugno 1994). Principale esponente della nuova comicità napoletana nata agli albori degli anni '70, soprannominato «il comico dei sentimenti» o il «Pulcinella senza maschera», è considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.


Nel 1977 il gruppo (rinominato I saraceni) si assottigliò e rimasero oltre a Troisi, solo Arena e Decaro. Il trio si presentò al Sancarluccio di Napoli, che per un improvviso forfait di Leopoldo Mastelloni dovette ricorrere a una sostituzione. Lo spettacolo ottenne un grandissimo successo, specialmente tra il pubblico giovanile.
La Smorfia


Il nome la Smorfia fu dato al gruppo da Pina Cipriani, direttrice del San Carluccio, che alla domanda: «Ma come vi chiamate?» ricevette, per l'appunto, in risposta da Massimo una smorfia, richiamando in questo modo una delle principali tradizioni napoletane: l'interpretazione dei sogni e la risoluzione di questi in numeri da giocare al lotto. La cosa risultò talmente simpatica che, anche per scaramanzia, i tre adottarono questo appellativo. Dopo alcuni spettacoli al Teatro Sancarluccio di Napoli, il gruppo ebbe un rapido successo che gli consentì di approdare prima al cabaret romano La Chanson e ad altri spettacoli comici sui palcoscenici di tutta Italia, poi alla trasmissione radiofonica Cordialmente insieme. Infine furono notati da Enzo Trapani e da Giancarlo Magalli, rispettivamente regista e autore dei testi del programma televisivo Non stop. Dopo essere stati sottoposti ad alcuni "esami", il trio esordì in televisione, ottenendo ottimi consensi e un successo nazionale.

giovedì 21 maggio 2020

Partenope la Sirena.



Si chiamava Partenope, dal greco "vergine", è la leggenda della sirena che venne a morire sulle spiagge di Opicia, terra degli antichi Opici, abitanti della Campania. La città le costruì un sepolcro ed intorno ad esso eressero le sue mura.

E' la leggenda della nascita della città di Neapolis, fondata dai greci nel IV secolo a.C., dove si narra che Partenope, sorella di tre sirene, Telxiepia (incantatrice) e di Leucosia (dalle bianche membra), morì sulle coste di Napoli, secondo alcuni su l'Isolotto di San Leonardo, ormai trasformato nell'attuale "Rotonda Diaz", per altri sull'isolotto Megaride, dove oggi sorge il Castel Dell'Ovo e l'intero Borgo Marinaro.
La Leggenda della Sirena Partenope, è narrata da Omero nel XII canto dell’Odissea: Ulisse, noto per la sua curiosità, volle ascoltare a tutti i costi il canto delle sirene, le quali attraevano i navigatori con le loro voci angeliche e melodiose, per poi ucciderli, Avvisato dalla maga Circe, l’uomo prese delle precauzioni: ordinò ai suoi uomini di mettere tappi di cera all'orecchio e si legò all'albero maestro della sua nave vietando ai suoi uomini di slegarlo. L’idea sortì i suoi effetti, Ulisse non cadde preda delle dolci creature marine. Le sirene ci rimasero molto male e per la delusione si suicidarono schiantandosi sugli scogli.
La sirena Partenope, fu portata dalle correnti marine proprio tra gli scogli di Megaride (dove oggi sorge Castel dell’Ovo). Lì fu trovata da dei pescatori che la venerarono come una dea , una volta approdato sull'isolotto, il corpo della sirena si dissolse trasformandosi nella morfologia del paesaggio partenopeo, il cui capo è appoggiato ad oriente, sull'altura di Capodimonte ed il piede, ad occidente, verso il promontorio di Posillipo. Così divenne la protettrice del luogo e diede il nome a quel piccolo villaggio. Da allora, come per “incanto”, la città, pur a distanza di secoli continua ad essere chiamata “città partenopea” e la bella Sirena ne è il simbolo, le è anche stata dedicata una Fontana a Piazza Sannazzaro. Il mito lo ritroviamo anche nei luoghi circostanti alla città, Capri è infatti considerata la terra delle sirene. Osservandola dal Golfo possiamo notare i tratti di un corpo femminile con il capo corrispondente al monte Tiberio, e i fianchi in prossimità di monte Solaro.

Esiste anche una versione meno fantastica, si narra infatti che Partenope fosse una fanciulla che viveva in Grecia, in un paesino che si affacciava sul Mar Jonio. La donna era innamorata del giovane Cimone, ma il loro amore era contrastato dal padre che l’aveva promessa ad Eumeo. Un giorno i due innamorati, decisero di fuggire e approdarono sulle coste italiche, qui scoprirono una terra molto fertile e ben presto la voce si sparse. Molti arrivarono sulle coste di Napoli in visita a un luogo così meraviglioso e Partenope, amata e rispettata per la pietà e la generosità che aveva dimostrato verso chiunque approdasse su quelle terre, divenne la Signora dei partenopei.

sabato 11 giugno 2016

Napoli nel mondo.

Studenti americani cantano "O' Sole mio", durante una visita agli scavi di Pompei.

sabato 7 maggio 2016

Fiera della Sfogliatella


Dal 12 al 15 maggio, a piazza Garibaldi, parte la "Fiera della Sfogliatella", uno dei dolci più caratteristici della tradizione culinaria partenopea.
Si volgerà da venerdì 13 a domenica 15 maggio 2016 a Napoli la Fiera della Sfogliatella. La città all'ombra del Vesuvio celebra con una tre giorni di festa uno dei cibi più caratteristici della tradizione culinaria del territorio. L'appuntamento è in piazza Garibaldi dalle ore 10:00 alle 22:00: i migliori pasticceri partenopei esporranno e faranno assaggiare nei propri stand la versione originale del famoso dolce e le sue numerose varianti. Dopo il successo del festival dello street food, Napoli si prepara ad accogliere un altro grande evento tutto da mangiare e a cui sarà impossibile mancare.
La sfogliatella è uno dei dolci più amati dai napoletani e più conosciuti dai turisti. Sia frolla che riccia, nessuno può resistere alla bontà di questo dessert la cui origine è antichissima. Sarebbe nata nel 18° secolo quasi per caso nel convento di Santa Rosa da Lima a Conca dei Marini, in costiera amalfitana. La sua tradizione è stata poi perfezionata nell'Ottocento da Pasquale Pintauro, che ne inventò anche la versione riccia e che ancora oggi è uno dei maestri pasticceri custodi della ricetta originale della sfogliatella.

"So’ doje sore: ‘a riccia e a frolla.
Miez’a strada, fann’a folla.
Chella riccia è chiù sciarmante,
veste d’oro, ed è croccante,
caura, doce e profumata.
L’ata, 'a frolla, è na pupata.
E’ chiù tonna, e chiù modesta,
ma si’ a guarde, è già na festa.
Quann’e ncontre ncopp’o corso
t’e vulesse magnà a muorze.
E sti ssore accussì belle sai chi so’?
So’ ‘e sfugliatelle."

domenica 24 aprile 2016

Il 24 e lunedì 25 aprile 2016, Gratis nei luoghi più belli di Napoli

Nelle mattinate di domenica 24 e lunedì 25 aprile ci sarà a Napoli l’apertura di luoghi bellissimi da vistare gratuitamente. Infatti nel lungo weekend della “liberazione” sarà possibile visitare gratuitamente Castel Nuovo, conosciuto da tutti come Maschio Angioino, il bellissimo castello cittadino di Piazza Municipio.

Domenica 24 saranno aperte e visitabili 16 chiese monumentali di Napoli, non quando si svolgono le funzioni religiose. Capolavori dell’arte napoletana.
Invece Il 25 aprile sarà aperta la sola Chiesa di San Giovanni a Carbonara.

Maschio Angioino


Il bellissimo castello cittadino di Piazza Municipio, domenica 24 e lunedì 25 aprile 2016, dalle ore 9,00 alle 14,00, con ultimo ingresso ore 13,30, sarà aperto in via straordinaria e gratuita.

Di Castel Nuovo, conosciuto da tutti come Maschio Angioino, sarà visitabile il Cortile, la Sala dei Baroni, Sala dell’Armeria (percorso archeologico) e la Sala della Loggia con affaccio sugli arsenali, di Castel Nuovo.
Non si potrà però visitate il Museo Civico che è chiuso e che è stato da poco rinnovato con nuove collezioni. Il Museo Civico è aperto infatti dal lunedì al sabato, dalle ore 8,30 alle 19,00, ingresso: 6,00 euro..

martedì 19 aprile 2016

I "Fantasmi" di Napoli.

Storie di fantasia, credenze popolari, legende, liberi di pensare e di crederci o no. Storie tratte dal web e dal racconto di chi dice di aver avuto questo tipo di esperienza.


Il fantasma della Basilica dell’Incoronata del Buoncosiglio

In questo periodo, durante la primavera, il fantasma di una giovane donna con il suo lungo abito da sposa, appare seduta sui gradini di questa basilica di Napoli.
Gli stessi gradini che avrebbe dovuto percorrere nel giorno del suo matrimonio, ma per lei quel giorno non venne mai, si ammalò di tisi e la malattia se la portò via.
Forse per invidia, o magari solo per tristezza, il fantasma della ragazza si mostra solo alle donne nubili.

Il palazzo dell’impiccato

In un condominio nei pressi del Corso Garibaldi, gli inquilini sono spesso terrorizzati da un’inquietante apparizione, il fantasma di un impiccato. La sua testa appare in cima alle scale, di sera, mentre uno degli inquilini sta salendo. Oppure la si vede penzolare da una delle finestre.
L'edificio in questione si trova lungo corso Garibaldi, nei pressi di Porta Nolana. Si racconta sia sfitto da anni e questo a causa delle apparizioni, senza soluzione di continuità, di uno spettro. Il fantasma di un uomo impiccato del quale apparirebbe soltanto la testa.
Secondo la leggenda, lo spirito apparirebbe in cima alle scale condominiali, di sera, terrorizzando gli inquilini che stanno salendo. L'apparizione, secondo il racconto, sarebbe il fantasma di un soldato spagnolo. L'edificio era una caserma al tempo della loro dominazione (1503-1707): si narra l'uomo fosse vittima di una delle numerose rivolte popolari succedutesi in quegli anni.


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Il fantasma di piazza Bovio

Una donna che corre, impaurita. Uno spettro che fugge disperato per le strade che confluiscono verso piazza Bovio a Napoli. Corre a testa bassa, con i capelli che le coprono il volto. Nessuno è mai riuscito e vederlo in faccia, nelle sere in cui appare la sua figura disperata.
Si pensa che sia il fantasma di una povera donna del Seicento. Brutalmente violentata da mercenari saraceni, secoli fa.

I fantasmi del Palazzo reale

Luci danzati. Risate sommesse e vociare confuso. Suono di strumenti musicali. Maria Carolina di Borbone, la posta di Ferdinando II di Napoli, era solita dare sontuosi banchetti nelle sale del Palazzo reale di Napoli. Sale che riecheggiavano delle voci dei presenti.
Voci e suoni che non hanno lasciato quella sala: ancora oggi il Palazzo reale di Napoli è attraversato da luci danzanti e dai sussurri eccitati di quelle persone.

I fantasmi di Palazzo fuga

Bagliori alle finestre, presenze che si aggirano nelle sue stanze, ombre dietro che finestre che si mostrano quasi timidamente, per poi sparire repentinamente, lamenti flebili che si perdono della notte ma non si sa da dove arrivino.
Palazzo fuga è un antico palazzo della città di Napoli. Ospitava poveri, derelitti e senza tetto, in cerca di un rifugio e, talvolta, di un pasto caldo. Molte di queste persone ci hanno pesto la vita, corrose dalla fame, dagli stenti o dalle malattie.
Sono in molti ad aver visto e sentito delle presenze, in questo luogo.

Il soldato di via Nuova marina

Il fantasma di un soldato americano, trucidato durante la seconda guerra mondiale. Il suo fantasma si mostra talvolta, intento a osservare il mare. Con ancora addosso la sua divisa e il suo berretto militare.


Il fantasma di Piazza San Domenico: la storia di Maria d'Avalos.

fantasma di piazza San Domenico Maggiore, una donna condannata al dolore eterno che la leggenda vuole, si aggiri nella zona, tra l'obelisco ed il portale di Palazzo Sansevero, vagando nelle notti di luna piena alla ricerca del suo amore perduto.
La leggenda del fantasma è radicata in un'altra vicenda, ovvero l'uccisione di Maria d'Avalos e del suo amante, il duca d'Andria Fabrizio Carafa, da parte del marito della donna, il principe Carlo Gesualdo da Venosa. Un delitto passionale datato 18 ottobre 1590, ovvero quando Carafa, insospettito dalle dicerie su sua moglie, ritornò senza preavviso a Palazzo Sansevero ed in anticipo da una battuta di caccia.


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Il ponte della Sanità

Capita durante le notte piovose, urla, lamenti, pianti dirotti, singhiozzi sommessi, udibili da chi passa vicino al ponte della Sanità, nella zona di Capodimonte.
I lamenti e i pianti di tutte le persone che si sono suicidate, lanciandosi da quel ponte.

Il fantasma di Agrippina

Uno spettro pallido ed evanescente. Appare nei pressi della tomba dove è stata sepolta, a Bacoli. Nelle notti di luna piena, la donna pettina i suoi lunghi capelli, usando le onde del mare come specchio. È possibile solo osservarla da lontano. Scompare appena qualcuno si avvicina. E lascia dietro di sé solo una scia di delicato profumo.

I fantasmi di San Giovanni a Teduccio

Una donna vestita interamente di nero. Alle 20:30 precise, ogni notte, appare per strada. Butta a terra uno zoccolo, con violenza e quello zoccolo fa un rumore assordante. Prima di scomparire insieme alla donna. Un destriero nero e mastodontico, cavalcato da una giovane e snella cavallerizza di cui però non si riesce a scorgere il volto, vagano talvolta di sera per le strade più buie e tortuose, visibile solo per un fuggevole attimo.
Un fantasma totalmente bianco, pallido come la nebbia. Fa un solo gesto, annuisce con la testa e poi si dissolve, proprio come la nebbia di cui sembra fatto.

sabato 2 aprile 2016

Le Mura e le porte di Napoli.


Le mura di Napoli furono un circuito difensivo fondamentale per Napoli e per i suoi abitanti, le mura, oggi visibili in pochi resti, abbracciavano un perimetro pari alla grandezza del centro antico e spesso si può immaginare il percorso seguendo le cortine delle abitazioni.

Le mura greche e le sue porte:

Le mura si snodano lungo via Foria, piazza Cavour, rampe Maria Longo, larghetto Sant'Aniello a Caponapoli, piazzetta Sant'Andrea delle Dame, via Costantinopoli, piazza Bellini, piazza San Domenico Maggiore, entrambi i lati di via Mezzocannone, Università, rampe di San Marcellino, via Arte della Lana e Archivio di Stato, piazza Nicola Amore, lato settentrionale di Corso Umberto, piazza Calenda, via Pietro Colletta, Castel Capuano, vico Santa Sofia, via Foria.

Le porte greche erano Porta Carbonara o Santa Sofia. Porta Puteolana che sorgeva presso la chiesa della Croce di Lucca.
Porta Campana accanto al Castel Capuano, poi detta porta Capuana e ricostruita nel posto dove tuttora sorge.
Porta San Gennaro, è la più antica porta della città di Napoli, menzionata già in documenti risalenti all'anno 928, quando era dilagata la paura dei Saraceni che avevano già distrutto la città di Taranto. A meridione al centro di via Mezzocannone sorgeva porta Ventosa o Licinia, di cui il primo nome deriverebbe dal fatto che era esposta ai venti di scirocco. 
La Porta del Carmine (detta anticamente Portanova poi detta anche porta del Mercato) era un'antica porta della città di Napoli, edificata nel 1484 e demolita nel 1862 (altre fonti parlano del 1864).
Porta Medina era un'antica porta della città di Napoli, Nel 1597 fu praticata abusivamente (analogamente a quanto avvenne per Port'Alba) un'apertura (in napoletano pertuso) nella murazione durante il vice-regno del conte di Olivares Enrique de Guzmán in modo tale da agevolare il passaggio di coloro che provenivano dalla zona collinare, i quali per entrare in città dovevano giungere fino alla porta dello Spirito Santo. 
La Porta Nolana a Napoli è un'antica porta situata in piazza Nolana ed è inglobata tra due torri di piperno dette Torre della Fede (o Cara Fè) a sud e Torre della Speranza a nord.
Port'Alba prende il nome da Don Antonio Álvarez de Toledo, duca d'Alba e discendente di Don Pedro de Toledo, viceré spagnolo che la fece erigere nel 1625. La porta fu aperta nelle antiche mura angioina, in sostituzione di un torrione e per agevolare il passaggio della popolazione che aveva praticato per comodità di passaggio da una zona all'altra della città, un'apertura posticcia nel muro.

Ci sono state tantissime altre porte minori lungo Le mura Ducali, Mura Bizantine, Normanne, Angioine, Aragonesi e le mura Vicereali, di cui si sono trovate tracce lungo la perimetria della città vecchia, ma ancora oggi queste elencate sono i simboli di una città con tanta storia alle spalle.




Le Mura Romane:

La muratura a secco di tufo costruita dai Greci, venne modificata in epoca romana; caratterizzata da una maggior resistenza, era costituita da piperno, a cortina con parametro esterno in pietra lavica e a cortina interna in tufo. Le mura acquisirono, inoltre, andamenti pressoché irregolari, in alcuni tratti raggiungevano diversi metri di altezza, ciò anche a causa dei dislivelli del terreno. Il loro perimetro attraversava l'attuale via Foria a Nord, via Pietro Colletta a Est, Corso Umberto I a Sud e via San Sebastiano e via Costantinopoli a Ovest.

Le mura Bizantine:

Nel VI secolo d. C., mentre imperversava la lotta tra i greco-bizantini e i goti, solo due città erano difese da ottime mura, Napoli e Cuma. Napoli, assediata nel 536 da Belisario, cedette solo con l'inganno; mentre nel 542 venne violata da Totila per fame. Tuttavia né nel primo né nel secondo caso le mura furono militarmente espugnate.
Le mura napoletane, com'è riportato in molte fonti storiche, furono famose per la loro potenza anche in epoche precedenti (per esempio in epoca romana le mura di Napoli non cedettero in alcun modo al console Filone). Dunque il loro ottimo assetto geografico e tecnico, acquisito in epoca greca (e ulteriormente accentuato in epoca romana), fece sì che le mura, in epoca bizantina, avessero bisogno di pochissime modifiche.

Le mura normanne:

Le mura normanne subiscono una manutenzione notevole, soprattutto per quanto riguarda la parte tecnica; il tutto fu a carico della corona. Il rafforzamento delle mura risulterà molto utile durante le minacce dell'Imperatore Enrico IV, che, alleato coi baroni della Terra del lavoro, cercò di espugnare Napoli; la città non cedette proprio grazie al recente consolidamento del sistema difensivo.
La Napoli normanna, che durò circa un cinquantennio, ha lasciato poche testimonianze di sé, soprattutto per quanto riguarda i resti delle mura.

Omaggio a Massimo Troisi. (19/02/1953 - 04/06/1994)

I eri ricorreva la scomparsa premature del grande Massimo Troisi, (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Roma, 4 giugno 1994). Principal...